ARTICOLI DA VIAGGIO mezzi di trasloco e altre restituzioni |
parte quarta H.D.S. MAROQUINERIES
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[ 5a figura inesistente ]
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E che Cosa ci sarebbe, di reale, in questo “suo” mondo?
C’è d’altronde una “cosa” più cosa di una merce?
Piuttosto che dai sentieri interrotti della filosofia, è forse dalla base materiale su cui van Gogh ha poggiato quest’ultima sua spoetizzante considerazione che dovrebbe prendere avvio la comprensione positiva delle trasfigurazioni di banali scatole di lucido da scarpe in opere d’arte.[7] E’ qui che le scarpe di van Gogh ci hanno portato; ed è qui che volevo arrivare. Il resto – come diceva Giulio Turato per il disegno dell’orecchio – fa parte dell’ornato e della decorazione, non certo della figura del corpo umano. |
[1] - Heidegger, Origine Ni68, pp. 19-20
[2] - Vedi anche Simmel, in Materiali, qui sotto. [3] - Questo filosofico “mezzo” puzza di teologia se non si presenta assieme alla sua negazione, quella cioè di essere un “fine”; in questo caso le scarpe sono sia un mezzo (per la contadina) che un “fine” (per il calzolaio). Credo sia un tratto essenziale della teologia e del pensiero religioso, far prevalere in ogni cosa il carattere di “mezzo” per trascenderne l’immanenza. E’, in definitiva, assieme ad una svalutazione dell’oggetto anche una svalutazione del soggetto. Ma nell’epoca attuale ci sono tutte le premesse per togliere, alle cose e all’uomo, la separatezza che ancora li contrappone nella natura e nella società parziale (cioè, divisa in classi). Il balzo storico nella forma sociale successiva a quella capitalistica, scioglierà anche la questione filosofica posta da Heidegger: Non è possibile scoprir nulla circa la cosità dell’opera fin che non si è chiarito il puro stare-in-sé dell’opera. Ma è possibile accedere all’opera in sé stessa? Perché ciò potesse felicemente riuscire bisognerebbe poter sottrarre a tutti i rapporti che essa ha con ciò che essa stessa non è, onde lasciarla, da sé, riposare in sé stessa (Heidegger, Origine Ni68, p. 25). Ma non si limiterà a far riposare soltanto l’opera d’arte, ma ogni singola cosa e l’uomo stesso (Zeus si tenga pure l’Olimpo!). - Forse l’arte astratta o informale ha cercato di rispondere per proprio conto negando il carattere di “mezzo” ai suoi prodotti - rischiando anche la negazione di sé stessa spingendosi verso il decorativismo, che è pur sempre una forma espressiva elementare che attiene alle esigenze umane, non certo divine. [4] - K. Marx, Il capitale, Libro I capitolo VI inedito, La nuova Italia, Firenze 1969, pag. 105. [5] - Marx, Per la critica, cit. p.39. [6] - Vincent a Theo, Arles 3 febbraio 1889 (n.745-576). [7] - Arthur C. Danto, The Transfiguration of the Commonplace, A Philosophy of Art, 1981. - La domanda generale che si deve porre non riguarda tanto la comprensione della “trasfigurazione del banale” (che, data l’indifferenza - per come è stata richiamata in campo dalle determinazioni storiche - è un evento fatale, esso stesso in qualche modo banale) quanto la comprensione del piacere che tale “banale” ci procura, o può procurarci. – Nell’attuale fase di sviluppo del capitale finanziario, non è secondario chiederci (con uno dei miei soliti azzardi omologatici) se l’azione della ricchezza fittizia (capitali e beni fittizi) non abbia una controparte produttrice di “arte fittizia”… |
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§ [ 5° figura inesistente ]
Nota 2 - “Il significato filosofico del denaro consiste nel fatto che all’interno del mondo pratico esso costituisce l’immagine più chiara e la realizzazione più definitiva della formula dell’essere in generale, in base alla quale le cose trovano il loro senso l’una rispetto all’altra e la reciprocità dei rapporti, in cui sono sospese, determina il loro essere e essere così. Costituisce un aspetto fondamentale del mondo spirituale il fatto che noi incorporiamo in particolari formazioni i rapporti tra più elementi dell’essere; queste formazioni costituiscono evidentemente anche essenze di per s sostanziali, ma la loro rilevanza per noi consiste soltanto nel fatto che esse permettono di visualizzare un rapporto, che è legato a loro in modo ora più aperto, ora più stretto. Così, la fede di matrimonio, come anche una lettera, un pegno, un’uniforme, è simbolo o portatore di un rapporto tradizionale o intellettuale, giuridico o politico tra uomini, così ogni oggetto sacro rappresenta il rapporto materializzato tra l’uomo e il suo Dio. […] Soltanto la ricerca metafisica, che persegue la conoscenza nella sua direzione empirica ma al di là dei confini empirici, può a sua volta risolvere questo dualismo non lasciando più sussistere alcun elemento sostanziale, ma dissolvendolo in interazioni e processi i cui portatori sono soggetti allo stesso destino. La coscienza pratica ha però trovato una forma con cui unire i processi di rapporto e di interazione, nei quali scorre la realtà, con l’esistenza sostanziale con la quale la prassi deve rivestire i rapporti astratti in quanto tali. Tale proiezione di puri rapporti in oggetti particolari costituisce una delle più grandi realizzazioni dello spirito. In essi viene sì incorporato lo spirito, ma soltanto per rendere ciò che è corporeo recipiente di ciò che è spirituale, dando a questo un’efficacia più piena e più vitale. La facoltà di produrre tali oggetti simbolici festeggia nel denaro il suo maggior trionfo.” [Georg Simmel, Filosofia del denaro, ed. UTET, Torino 1984, p. 192-193] |
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